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giovedì 31 ottobre 2019

Le masche | Antiche storie



 La notte delle streghe si avvicina e con il suo incanto attira l'attenzione di adulti e bambini.




  La festa di Halloween deriva da un'antica festa celtica che prendeva il nome di Samhain, successivamente celebrata anche dai romani e da altri popoli neopagani, resa famosa in tutto il mondo nel ventesimo secolo, per merito degli Stati Uniti.



  Le storie di paura e i temi horror ricoprono un ruolo chiave in questa festività.
In tutta Italia ritroviamo un'infinità di racconti tramandati oralmente di generazione in generazione che hanno terrorizzato la gente del passato. 
Ci sono racconti che parlano di streghe, processioni di spiriti, gnomi e addirittura draghi.



  Le storie più famose in Piemonte sono legate al mistero delle masche, antiche streghe viste anche come esseri sovrannaturali.







Alcuni racconti




Racconto in Val Chisone

Una signora di Campiglione, era convinta che le masche possedessero il suo corpo per farle del male.
Quando le veniva un brutto mal di pancia, cominciava a strofinarsi il ventre ed il petto con dei grandi gesti circolari, dicendo: "Ci sono le masche nel mio corpo, sono entrate dentro di me!"
Continuava a strofinarsi energicamente tutto il busto e la pancia gridando minacciosamente: "Andate via masche, andate via!"
Andava avanti così per diverso tempo, convinta che queste entità volessero farla morire. 
Smetteva solo dopo diverso tempo, quando si sentiva meglio, pensando di aver allontanato il sortilegio dal suo corpo.



Il gatto nero

Era il 1927 e Pinota aveva 12 anni. Abitava a Sollieri, una borgata di Pinasca, in cui c'era un odioso gatto nero che la perseguitava. Ogni volta che la ragazzina voleva prendere una certa strada, compariva questo felino nei pressi dell'incrocio minacciandola, soffiandole contro e mostrandole gli artigli.
Pensando a come risolvere la situazione, le venne in mente un idea molto semplice: fece bollire sul fuoco del camino un po' d'acqua e la versò in un secchio. Più svelta che poté, si presentò all'incrocio prima che l'acqua intiepidisse ed aspettò il suo acerrimo nemico. Appena il gatto si fece vedere, lei gli rovesciò il secchio addosso. La bestia scappò via spaventata. La ragazzina si sentì felice di aver dato una lezione a quel gattaccio nero. 
Il giorno seguente, la masca di Solleri uscì di casa con tutte e due la braccia fasciate.



Il neonato cinghiale


Tino amava andare per i boschi, soprattutto in autunno, perchè c'erano da raccogliere funghi e castagne. Una giornata di queste, mentre si aggirava in una pineta, gli parve di scorgere un gruppetto di funghi. Si avvicinò, controllò che i funghi fossero sani e fece la sua raccolta.
 All'improvviso sentì un vagito. L'uomo si guardo attorno, incuriosito, vedendo a pochi metri da lui un bellissimo neonato che, ad occhio e croce, poteva avere appena qualche giorno di vita. 
Le sue guance erano rosse e teneva gli occhi chiusi, agitava i pugnetti mentre si lamentava.
 Non potendo lasciare nel bosco un bambino così piccolo, Tino lo prese con sé, per portarlo a casa e cercare una donna che si occupasse di lui. Lo tenne con delicatezza, avvolto nella coperta di lana in cui l'aveva trovato.
  Appena fatte poche centinaia di metri, però, il neonato si trasformò all'improvviso e divenne un cinghiale molto grosso, pieno di setole e con in bocca dei temibili denti. L'animale cercò di mordere l'uomo in faccia, ma Tino fu svelto di riflessi e lo buttò per terra facendolo rotolare lungo il pendio della montagna.
Il cinghiale continuò a rotolare, mentre il suo corpo prendeva fuoco, incendiando anche le foglie secche che toccava. Le fiamme divamparono e fecero scappare Tino. 
 Appena raggiunse il paese, l'uomo si girò per guardare fin dove l'incendio si stesse propagando ma, con grande sorpresa, vide i boschi verdi e gialli, senza nessuna fiamma.
L'incendio, per fortuna, era stato solo un'illusione, ma Tino, terrorizzato, non tornò più da quelle parti per diversi anni.





Per quanto siano solo semplici e bellissime storie, hanno contribuito a rendere speciale la nostra regione.


giovedì 24 ottobre 2019

Camminare per l'Irlanda


 Il mondo è ricco di bellezze, e la natura rende speciale ogni località nella sua particolarità.

L'Irlanda è un luogo ricolmo di storie e leggende che la rendono unica e indimenticabile a chiunque voglia avvicinarsi anche solo per curiosità a questa magica isola.

Una  terra ricca di significato storico che ha visto l'incrociarsi di molte culture diverse tra loro, dai Celti ai Vichinghi. 


Ma che ha anche conosciuto il dolore della guerra fino a raggiungere l'indipendenza dal regno inglese, che per arricchire il suo esercito di materiale da costruzione, ha disboscato buona parte del territorio abbattendo numerosissime querce secolari. 



Ma il fascino della sua natura continua ad impressionare con i suoi luoghi incantati che sembrano sotto l'influsso di qualche incantesimo.

Sono numerosissime infatti, le storie di draghi folletti fate e leprecani a guardia di pentole colme di monete d'oro ai piedi dell'arcobaleno.


Molte stradine e sentieri portano a zone incontaminate, foreste fittissime e prati vastissimi dal colore verde più vivo che mai, tra menhir dolmen e scogliere che tolgono il fiato.


Le scogliere di Moher.



Uno dei punti più famosi d'Irlanda sono le scogliere di Moher, situate sulla costa occidentale raggiungibili in automobile da Galway. Poco dopo il parcheggio partono i sentieri che percorrono il punto più alto a picco sul mare, a circa 217 metri di altezza. Uno spettacolo mozzafiato da provare almeno una volta nella vita.



Il paese di Howth e le sue camminate.  


Il paese di Howth è nato da un antico insediamento vichingo nella baia di Dublino. Sulla costa è possibile vedere le foche che inseguono i pescherecci in cerca di cibo.
Da questo piccolo paesino partono numerose camminate una di queste si estende per dieci chilometri lungo le scogliere offrendo un panorama indimenticabile.





mercoledì 16 ottobre 2019

Gli antichi ponti in pietra di Corio



 In passato, nei paesi di campagna, i sentieri  e le mulattiere ricoprivano un ruolo fondamentale per la comunicazione con gli altri paesi. Ogni percorso era reso percorribile grazie all'impegno, la fatica e la grande abilità degli abitanti di quei tempi. Venivano deviati i corsi d'acqua, ammorbidendo il terreno, per poi scavare con pala e picco i tracciati delle strade. 
Gli antichi ponti ad arco sono il simbolo tangibile,  presente ancora oggi sui nostri territori, del grande lavoro compiuto in passato dai nostri antenati.





Corio è un paese nella provincia di Torino, a 625 m di altitudine con 3209 abitanti su un territorio che si estende per più di 40 Km. Come molti paesi di montagna è ricco di corsi d'acqua, mulattiere e ponti secolari.


Il Ponte Fandaglia.

Questo ponte venne costruito nel 1774  dopo vari tentativi di costruzione non andati a buon fine, con lo scopo di migliorare le vie di commercio con Torino e le Valli di Lanzo.






Il Ponte dell'Avvocato.



Chiamato anche Ponte dei Pesci Vivi, è una meta molto conosciuta anche grazie ai suoi grandi specchi d'acqua. Si ipotizza che venne costruito nel 1300. Per attraversare il Torrente Malone e mettere in comunicazione il paese con le frazioni. 






Ponte Picca.



Anche ponte picca venne costruito intorno al 1300 per attraversare il Malone, uno splendido capolavoro di architettura che viene considerato uno dei più affascinanti della zona.


La straordinaria bellezza di queste opere come in quasi tutti i paesi simili, ha spinto le persone per secoli ad immaginare storie di diavoli demoni e magia, ma la vera magia stava nella forza di più persone che hanno saputo collaborare anche in periodi di guerre, epidemie e carestie impegnandosi ognuno per il bene comune.


giovedì 10 ottobre 2019

I Celti in Italia


Negli ultimi anni sempre più persone sono incuriosite dalla storia dei popoli antichi, i Celti in particolare ricoprono un ruolo fantasioso e misterioso nell'immaginario collettivo.




Le abitudini e lo stile di vita di questo antico popolo sono oggetto di dibattito ancora oggi da parte di molti studiosi. Alcuni li vedono come barbari sanguinari senza morale e senza valori, altri come un popolo spirituale a stretto contatto con la natura.




Sappiamo veramente poco di queste genti che calpestarono il nostro stesso suolo migliaia di anni fa. Questo è anche dovuto al fatto che i Celti furono un popolo diviso in tante tribù estese in gran parte dell'Europa e che non possedevano una vera e propria scrittura ma una simbologia molto particolare. 
Le opere scritte che abbiamo a disposizione oggi, sono opere di altri popoli che ebbero occasione di documentare e relazionarsi con questi. 





Il termine "Celti'' infatti, si ipotizza che venne creato dai Greci della colonia di Marsiglia per descrivere a grosso modo tutte le tribù confinanti con il loro territorio, ed il termine Galli invece dal popolo Romano.
Nell'Italia del nord sono state trovate numerose prove della loro presenza, arrivarono nella nostra penisola circa settemila anni fa.

Alcune delle tribù come i Leponti, gli Insubri, i Cenomani, i Boi, i Lingoni e i Senoni si estesero fino al centro nord, mentre altre si stabilirono sulle Alpi  i Salassi, i Taurini e i Graioceli da cui presero poi il nome le Alpi Graie.

Le loro cerimonie religiose si svolgevano in natura, in particolare nelle foreste di querce. I loro sacerdoti, i druidi, ricoprivano uno ruolo fondamentale. Oltre ad essere portatori di conoscenza, aiutavano la tribù in ambito medico e sciamanico.

Molti libri cercano di ripercorrere la storia di questo magico popolo, che con il suo fascino non smette di stupire l'uomo moderno.





martedì 8 ottobre 2019

L'antico cimitero abbandonato della Darola


L'Italia conserva la qualità ed il valore dell'agricoltura fin dall'antichità.
Il territorio vercellese è famoso per le sue risaie, vaste coltivazioni che producono riso di alta qualità. Questo è reso possibile da un sofisticato sistema di irrigazione che sfrutta la leggera pendenza del territorio per la giusta distribuzione di acqua.


In questa zona, tra campi e paesini isolati, la vegetazione nasconde l'antico cimitero abbandonato della Darola. La sua origine è incerta, si pensa che possa risalire al 1500.
Queste terre furono di proprietà della chiesa nel 1200 e passarono ai Savoia intorno al 1700, successivamente a Napoleone Bonaparte.

All'interno vi è una splendida chiesetta dall'architettura gotica, che rende questo posto affascinante e misterioso. Purtroppo quello che la vegetazione non ha coperto i vandali lo hanno distrutto.



Tra i campi e i boschi sperduti in Italia ci sono frammenti di storia che al giorno d'oggi sono conosciuti da pochi, e che un giorno non esisteranno più.





giovedì 3 ottobre 2019

Le castagne


Negli articoli precedenti abbiamo parlato dei funghi e dell'arrivo dell'autunno.


Durante questo periodo dell'anno la gente di una volta si preparava per affrontare l'inverno, cercando di conservare i frutti che la terra gli donava durante le altre stagioni più calde. 
Le castagne assumevano un ruolo fondamentale nell'alimentazione  di quei tempi. Fin da allora vengono consumate in vari modi: bollite, arrostite, viene fatta la crema, vengono essiccate per creare la farina e la minestra di castagne.



La minestra di castagne e latte era il piatto più consumato in passato, per via della sua semplicità e per il suo valore nutrizionale, una pietanza ricca di carboidrati, zuccheri, proteine e calcio. Due semplici ingredienti, facilmente reperibili anche in passato dalle famiglie più povere.


Il castagno è una pianta molto longeva, in Italia esistono esemplari millenari. Anche per questo motivo, e per la sua maestosità, molte storie e leggende sono costruite attorno ad esso. 



Proprietà e impiego.

L'infuso e decotto per infiammazione ai bronchi. Gargarismi con l'infuso delle foglie per infiammazioni a gola e bocca.
L'acqua di cottura delle castagne viene usata per il risciacquo dopo lo shampoo ed esalta i riflessi dei capelli biondi. La polpa schiacciata dei frutti può essere impiegata come maschera schiarente.

Dato l'alto contenuto di tannino, non utilizzare recipienti in ferro per la cottura.

martedì 1 ottobre 2019

Val Chiusella | Le Gole di Garavot

La Val Chiusella, chiamata anche Valchiusella, è una valle del territorio torinese che si estende sopra Ivrea.





 La Vallata ha una lunghezza di circa 25 km e prende il nome dal corso d'acqua che la attraversa, il torrente Chiusella. 
Su questo territorio sono ancora presenti alcune tracce antichissime di insediamenti umani avvenuti dopo l'ultima glaciazione e delle tribù celtiche dei Salassi che vennero poi conquistati dai romani. 
Ci sono segni di antichi villaggi su palafitte, rocce rupestri e menhir che rendono questa terra misteriosa e affascinante, ricca di materiali per gli storici e gli appassionati alle tribù della Gallia Cisalpina.


Le Gole del Garavot. 



Lungo il torrente Chiusella troviamo le Gole del Garavot, un luogo paradisiaco che sembra uscito da un mondo fantastico. 
Profondi specchi d'acqua che riflettono i colori del cielo e le forme pittoresche delle rocce. Un luogo molto conosciuto e frequentato soprattutto nelle calde giornate estive. 
Molte storie e leggende sono legate a questo posto così particolare e suggestivo che stimola la fantasia e i sogni in ognuno di noi.