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giovedì 26 settembre 2019

Il Sacro Monte di Belmonte


 Il Sacro Monte di Belmonte è un altura isolata nel comune di Valperga nella provincia di Torino, sulla sommità sorge l'antico Santuario di Belmonte a 727 metri di quota, eretto intorno all'anno mille
Venne costruito grazie ad un gruppo di monache benedettine che rimasero fino al 1601.
In seguito il monastero ospitò i frati minori si San Francesco che ristrutturarono la chiesa e costruirono la Via Crucis e le tredici cappelle disposte lungo il cammino che sale da Vlaperga.
In questo luogo si viene avvolti da un atmosfera misteriosa legata ad antiche storie di miracoli testimoniate per iscritto da antichi uomini e donne di fede che hanno abitato qui nei secoli passati.


Il Colle di Belmonte è circondato da un grande parco, riconosciuto come patrimonio dell'umanità dal Comitato per il Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.
Nel 2019 un grave incendio distrusse 400 ettari di bosco nella zona protetta mettendo a rischio anche il centro abitato ai piedi del monte.

Di recente sono state ritrovate tracce di un antico popolo dell'età del bronzo e alcuni resti di una fortificazione longobarda.





martedì 24 settembre 2019

I funghi

L'autunno è arrivato e come in tutti gli anni ci regala i suoi frutti.



Sono in molti i cercatori di funghi, appassionati della natura che si svegliano la mattina presto per avventurarsi in luoghi favorevoli per la crescita di porcini.

Il porcino è in assoluto il fungo più cercato nelle nostre valli, questa specie appartiene al genere Boletus, cresce vicino a castagni, querce, faggi e abeti. Il suo profumo e il suo sapore sono inconfondibili e ci portano a rivivere la sensazione di essere in un bosco, anche per questo motivo è molto diffuso nelle cucine italiane.



Un po' di preparazione.


Quando si decide di andare a funghi bisogna sempre tenere presente le circostanze del territorio che richiedono una minima conoscenza, è sconsigliato andare da soli o senza la conoscenza giusta della zona e delle specie che si intende cercare. Esistono funghi mortali come l'Amanita falloide che in fase di crescita può ingannare i cercatori meno esperti per la sua somiglianza con alcuni tipi di porcini.




In rari casi è possibile trovare funghi che crescono formando degli anelli, questi per l'insolita disposizione prendono il nome fiabesco di cerchio delle fate o delle streghe.

Il fungo più famoso.



L'Amanita muscaria è uno dei funghi più velenosi ma è anche il più conosciuto, l'assunzione porta delirio, allucinazioni e può provocare danni permanenti alla psiche. In passato veniva utilizzato nell'alchimia e nella presunta stregoneria, con il suo classico colore rosso puntinato di bianco lo rivediamo spesso in molti cartoni animati.
Alcune storie attribuiscono questa specie alla leggenda della fenice, la fenice rinasce dalle sue ceneri e l' Amanita rinasce dalle sue spore, dalle ceneri nasce un uovo e dalle spore nasce la volva che è simile ad un uovo, alla fine del suo ciclo vitale il cappello del fungo gira verso l'alto ricordando un uccello che apre le ali, la fenice torna ad essere cenere al suo primo battito di ali.


giovedì 19 settembre 2019

La leggenda delle faie

Il folclore popolare percorre la storia dei nostri luoghi, alimentato dalla fantasia e dal mistero. 


  Spesso sentiamo parlare di antiche storie che all'apparenza sembrano create solo per spaventare i bambini, ma continuano a perdurare anche nella mente di adulti e anziani.
Racconti che si evolvono, di generazione in generazione influenzati dalla paura, dal mistero e dai sogni.



La leggenda delle faie.


  Le faie sono le fate del Piemonte che secondo antichi racconti sono le guardiane del destino, fanno la guardia sui valichi alpini e in alcune notti accompagnano le anime dei defunti lungo il sentiero dei morti. Molti sentieri infatti prendono il nome di "percorsi dei morti". Per citarne uno la strada del Colle del Lys, un valico che collega la Valle di Viù con la bassa Val di Susa, era considerato uno di questi.
Altre storie raccontano che le fate dei nostri boschi cerchino di confondere i viaggiatori sperduti con l'intento di rapirli e portarli nelle loro grotte. 
Esistono storie sulle fate che hanno preso vita dalle leggende pagane e dalla dea Artemide.
Dai racconti più antichi sono diventate le storie dei nostri paesi.  






martedì 17 settembre 2019

Il Colle del Moncenisio


Il Colle del Moncenisio è un valico che collega la Valle di Susa con la Francia, nella regione della Moriana del dipartimento francese della Savoia.






 Il valico più famoso della zona alpina confinante con il Piemonte. La strada viene chiusa nelle stagioni fredde in genere da ottobre ad aprile, e collega Susa con il paese francese di Lanslebourg, splendido centro abitato molto caratteristico, un piccolo gioiello incastonato nella valle.


Arrivando dall'Italia, dopo Susa, la strada inizia a salire e sono visibili i resti della Ferrovia Fell costruita nel 1868, messa in disuso qualche anno dopo.
Prima della sommità del colle sorge una grande diga, utilizzata per creare energia elettrica e il grande Lago del Moncenisio, 1974 m. di altitudine. In passato questo lago era più piccolo e sul fondo sono presenti i resti di vecchie dighe, delle vecchie baite, un'ospizio  una chiesa e un ponte dell'età napoleonica. 
Attorno al lago sono presenti molte strutture decadute costruite con scopo militare, numerosi bunker vennero costruiti negli anni trenta dal regime fascista, essendo costruzioni molto vecchie e pericolanti si sconsiglia di andarle a visitare.




Sulle rive del lago partono numerose stradine sterrate, passeggiando in questo luogo ci si immerge nella sua storia, dalle rovine di antichi rifugi alle forme delle rocce scolpite dal tempo durante i millenni, e il lago che con le sue leggere onde risuona dominante sulle orme di un passato ormai quasi cancellato. 









giovedì 12 settembre 2019

Le Grotte di Pugnetto

Nelle Valli di Lanzo sono presenti delle grotte con caratteristiche molto particolari.




 Le Grotte di Pugnetto sono situate dopo il paese di Traves, appena prima della frazione di Pugnetto, l'ingresso si trova a 810 metri di altitudine.
Da sempre sono state meta di numerosi viaggiatori, la particolarità di queste grotte sta nella loro formazione. Queste gallerie si aprono su rocce di calcescisti, molto più dure rispetto alle rocce calcare dove si sono formate la maggior parte delle altre grotte. Al suo interno si trovano quarziti e rocce ferrose ossidate.
 Le gallerie principali si dividono in due rami, il ramo della
Madonna e il ramo della Fontana 
lunghi circa 500 metri. Un terzo ramo parte a sinistra dell'ingresso, ma è un percorso riservato agli escursionisti più esperti essendo più complicato e pericoloso da percorrere, da qui si raggiunge un bacino d'acqua sotterraneo.
La fauna di queste grotte comprende più razze di pipistrello, insetti e coleotteri. Questo le rende un territorio da tutelare e preservare.

La storia raccontava che queste gallerie attraversavano la montagna raggiungendo la Valle di Viù. Ora il passaggio è bloccato da detriti e massi che bloccano il percorso. Come tutti i percorsi sotterranei la temperatura è quasi costante tutto l'anno, il buio è fittissimo e la fantasia prende vita, le rocce riflesse dalle torce creano delle
illusioni, a volte sembra che il 
percorso finisca ma non è così, altre volte sembra di scorgere altre vie ed altri cunicoli ma che si rivelano vicoli cechi. L'unico suono che rompe il silenzio è lo sgocciolio delle gocce d'acqua che cadono dal soffitto. Un luogo veramente particolare dove una
volta entrati sembra di scendere nelle profondità del proprio inconscio.














martedì 10 settembre 2019

Livelli di difficoltà dei percorsi

Su molti itinerari troviamo il livello di difficoltà segnalato con lettere o numeri, per comprendere meglio come relazionarsi con un percorso. 

Anche se queste sigle non sono semplici da comprendere per chi non ne ha mai sentito parlare, vediamo ora che significato hanno.


Difficoltà escursionistiche.


T=Turistico - il tragitto è semplice, su stradine facilmente percorribili, come una passeggiata.

E=Escursionisti - percorso che può portare su prati e pietraie, facilmente percorribile, con leggere salite.

EE=Escursionisti esperti - il percorso richiede conoscenza del territorio, il tragitto può comprendere lievi pendii e passaggi rocciosi.

EEA=Escursionisti esperti con attrezzatura - vie ferrate, zone che richiedono un buon equipaggiamento.




Livelli difficoltà alpinistiche.


Vediamo ora i livelli di difficoltà su roccia.

I primo grado = arrampicata semplice.

II secondo grado = arrampicata che richiede un minimo di conoscenza, con numerosi appigli.

III terzo grado = la parete è più verticale, ma gli appigli sono facilmente raggiungibili.

IV quarto grado = arrampicata che richiede buona conoscenza e tecnica.

V quinto grado = arrampicata che richiede forza fisica e una buona analisi preventiva.

VI sesto grado = arrampicata che richiede molta forza fisica e allenamento, combinazione di movimenti e presenza di strapiombi.

VII settimo grado = arrampicata che richiede doti di equilibrio, capacità di aderenza, richiede molta forza anche nelle dita. Appoggi e appigli molto distanti fra loro.


Dal quinto grado in poi le arrampicate vengono ulteriormente segnalate specificando la difficoltà con un + o un -.


Spero che questo articolo possa tornare utile a molti di voi ad analizzare meglio i percorsi da intraprendere.
 Buona lettura a tutti.





giovedì 5 settembre 2019

Il Ponte del Diavolo di Lanzo Torinese


In questo articolo voglio parlarvi di un altro luogo legato a storie e leggende tramandate nel tempo da parecchi secoli.




Il Ponte del Diavolo a Lanzo Torinese, una meta molto frequentata sopratutto nelle calde giornate estive. Si tratta di un ponte costruito nel 1378 per oltrepassare il fiume Stura e collegare le vie di comunicazione con Torino.
L'altezza del ponte è di 16m, e la sua lunghezza  di 65m con una larghezza che supera i 2m.


Secondo la leggenda gli uomini di quel tempo avrebbero provato a costruire questo ponte senza mai riuscirci, per questo motivo chiesero aiuto al diavolo in persona. In cambio del lavoro, il diavolo avrebbe preteso di portarsi all'inferno l'anima del primo ad oltrepassare il ponte. Gli abitanti decisero allora di far passare per primo un cane, questo fece arrabbiare il diavolo, che sbattendo le zampe lascio la sua impronta sulle rocce.



martedì 3 settembre 2019

Il mistero della Tomba di Matolda

Nel mondo esistono luoghi in grado di affascinare i visitatori con strani aloni di mistero, legati a storie e leggende che si perdono in tempi remoti, uno di questi è la Tomba di Matolda.



 Il luogo di cui voglio parlarvi in questo articolo si tratta di un colle che separa due vallate, raggiungibile da Condove passando dalla Val di Susa, o raggiungibile da Lemie passando dalle Valli di Lanzo. Un tragitto percorribile su stradine sterrate di montagna immerso tra prati fiori e pietraie, un luogo incontaminato immerso nella natura.


Partendo da Lemie, appena prima del centro abitato, sorge una piccola stradina sulla sinistra che porta ad una borgata di nome S.Antonio, da qui in poi la strada diventa sterrata e di inverno difficilmente percorribile. Il tragitto prosegue in salita con parecchi tornanti con un dislivello di più di 800 metri.
Raggiunta la cresta si arriva al Colle del Collombardo, dove si trova il Santuario della Madonna degli Angeli, costruita nel 1700 e ristrutturata più volte. 
La stradina continua lungo la cresta affiancando la collina più alta che prende il nome di Tomba di Matolda  a 2084 m.s.l.m.



Storie e leggende.


 Nel 700 questo territorio faceva parte dell'impero dei Longobardi, per questo motivo il Colle del Collombardo viene anche chiamato Colle dei Longobardi. Durante l'invasione dell'esercito di Carlo Magno il popolo dei longobardi scappò sul colle portando con se tutti gli oggetti di valore, nascondendo tra le pietraie tutto l'oro che furono in grado di trasportare, da qui nasce il detto "c'è più oro tra il Collombardo e il Colombardino che tra Susa e Torino".
La storia di Matolda è meno chiara, si dice che fu una principessa dei Longobardi, altre storie parlano di lei come una semplice sposa in fuga durante un periodo di guerra, dispersa durante una tormenta, morì cercando di percorrere il valico e venne sepolta sulla collina più alta che prende il nome di "Tomba di Matolda". La leggenda racconta che lo spirito di Matolda si aggiri ancora oggi tra quelle montagne, e che accolga con lei chiunque rimanga disperso.



Il mistero viene alimentato ancora di più dal fatto che questo luogo è in particolar modo soggetto a rapidi cambiamenti climatici e perturbazioni, che attraversano il valico da una vallata all'altra.



Un luogo magico ricco di storie e leggende, che affascina gli amanti della montagna. Ringrazio i miei amici per avermi consigliato questo posto, e ringrazio tutti voi per la lettura. Buon proseguimento.