La notte delle streghe si avvicina e con il suo incanto attira l'attenzione di adulti e bambini.
La festa di Halloween deriva da un'antica festa celtica che prendeva il nome di Samhain, successivamente celebrata anche dai romani e da altri popoli neopagani, resa famosa in tutto il mondo nel ventesimo secolo, per merito degli Stati Uniti.
Le storie di paura e i temi horror ricoprono un ruolo chiave in questa festività.
In tutta Italia ritroviamo un'infinità di racconti tramandati oralmente di generazione in generazione che hanno terrorizzato la gente del passato.
Ci sono racconti che parlano di streghe, processioni di spiriti, gnomi e addirittura draghi.
Le storie più famose in Piemonte sono legate al mistero delle masche, antiche streghe viste anche come esseri sovrannaturali.
Alcuni racconti
Racconto in Val Chisone
Una signora di Campiglione, era convinta che le masche possedessero il suo corpo per farle del male.
Quando le veniva un brutto mal di pancia, cominciava a strofinarsi il ventre ed il petto con dei grandi gesti circolari, dicendo: "Ci sono le masche nel mio corpo, sono entrate dentro di me!"
Continuava a strofinarsi energicamente tutto il busto e la pancia gridando minacciosamente: "Andate via masche, andate via!"
Andava avanti così per diverso tempo, convinta che queste entità volessero farla morire.
Smetteva solo dopo diverso tempo, quando si sentiva meglio, pensando di aver allontanato il sortilegio dal suo corpo.
Il gatto nero
Era il 1927 e Pinota aveva 12 anni. Abitava a Sollieri, una borgata di Pinasca, in cui c'era un odioso gatto nero che la perseguitava. Ogni volta che la ragazzina voleva prendere una certa strada, compariva questo felino nei pressi dell'incrocio minacciandola, soffiandole contro e mostrandole gli artigli.
Pensando a come risolvere la situazione, le venne in mente un idea molto semplice: fece bollire sul fuoco del camino un po' d'acqua e la versò in un secchio. Più svelta che poté, si presentò all'incrocio prima che l'acqua intiepidisse ed aspettò il suo acerrimo nemico. Appena il gatto si fece vedere, lei gli rovesciò il secchio addosso. La bestia scappò via spaventata. La ragazzina si sentì felice di aver dato una lezione a quel gattaccio nero.
Il giorno seguente, la masca di Solleri uscì di casa con tutte e due la braccia fasciate.
Il neonato cinghiale
Tino amava andare per i boschi, soprattutto in autunno, perchè c'erano da raccogliere funghi e castagne. Una giornata di queste, mentre si aggirava in una pineta, gli parve di scorgere un gruppetto di funghi. Si avvicinò, controllò che i funghi fossero sani e fece la sua raccolta.
All'improvviso sentì un vagito. L'uomo si guardo attorno, incuriosito, vedendo a pochi metri da lui un bellissimo neonato che, ad occhio e croce, poteva avere appena qualche giorno di vita.
Le sue guance erano rosse e teneva gli occhi chiusi, agitava i pugnetti mentre si lamentava.
Non potendo lasciare nel bosco un bambino così piccolo, Tino lo prese con sé, per portarlo a casa e cercare una donna che si occupasse di lui. Lo tenne con delicatezza, avvolto nella coperta di lana in cui l'aveva trovato.
Appena fatte poche centinaia di metri, però, il neonato si trasformò all'improvviso e divenne un cinghiale molto grosso, pieno di setole e con in bocca dei temibili denti. L'animale cercò di mordere l'uomo in faccia, ma Tino fu svelto di riflessi e lo buttò per terra facendolo rotolare lungo il pendio della montagna.
Il cinghiale continuò a rotolare, mentre il suo corpo prendeva fuoco, incendiando anche le foglie secche che toccava. Le fiamme divamparono e fecero scappare Tino.
Appena raggiunse il paese, l'uomo si girò per guardare fin dove l'incendio si stesse propagando ma, con grande sorpresa, vide i boschi verdi e gialli, senza nessuna fiamma.
L'incendio, per fortuna, era stato solo un'illusione, ma Tino, terrorizzato, non tornò più da quelle parti per diversi anni.
Per quanto siano solo semplici e bellissime storie, hanno contribuito a rendere speciale la nostra regione.